Guida definitiva al contratto di affitto a canone concordato.
Se vuoi mettere a reddito un abitazione sicuramente non puoi fare a meno di conoscere il canone concordato
Il contratto di affitto a canone concordato è una particolare tipologia di contratto di locazione basato su un canone di locazione calmierato, e calcolato in base ad una serie di parametri da associazioni territoriali di proprietari di casa ed inquilini.
Stipulare un contratto di affitto a canone concordato comporta vantaggi fiscali sia per l’inquilino che per il proprietario di casa. Per questo motivo conoscere e saper applicare questo tipo di contratto può essere fondamentale.
Locazione a Canone Concordato
Il canone concordato è stato introdotto dalla Legge n. 431/1998, all’articolo 2 comma 3.
In particolare, questa legge è intervenuta nel mercato delle locazioni per identificare dei limiti massimi e minimi applicabili ai canoni di locazione degli immobili.
Fino allo scorso anno, il canone concordato poteva essere utilizzato soltanto in alcune grandi città italiane.
Le c.d. città ad “alta tensione abitativa“. Si trattava ad esempio di città come Roma, Bologna, Torino, e Milano dove da sempre è esistita una certa scarsità degli alloggi, domanda ed offerta non sempre riuscivano a trovare un equilibrio.
Il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 16 gennaio 2017, (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2017), ha aggiornato le disposizioni attuative della Legge n. 431/1998 in materia di contratti di locazione a canone concordato.
Il decreto ha recepito i contenuti della Convenzione sottoscritta il 25 ottobre 2016 tra le organizzazioni nazionali di rappresentanza della proprietà edilizia e quelle dei conduttori. Questo aggiornando i contenuti del precedente decreto interministeriale del 5 marzo 1999.
La convenzione (prevista dall’art. 4, comma 1, della Legge n. 431/1998 e recepita dal provvedimento),costituisce il punto di partenza per la stipula delle convenzioni territoriali.
Convenzioni alle quali potranno poi fare riferimento locatori e conduttori nella stipula dei singoli contratti a canone concordato. Anche per esigenze transitorie e per studenti.
In particolare, vengono definiti i parametri per la determinazione del canone a condizioni conformi a quelle stabilite con l’assistenza delle organizzazioni di categoria, le quali potranno anche certificare la rispondenza del contratto stesso agli accordi territoriali.
Canone concordato per tutti i Comuni
In pratica, oltre all’aggiornamento dei criteri per la determinazione del canone, con il Decreto è estesa la possibilità di sottoscrivere tali contratti anche nei comuni diversi da quelli ad “alta tensione abitativa“.
Questo in quanto le norme convenzionali risulteranno applicabili alla sola condizione che l’ente territoriale di riferimento abbia sottoscritto i relativi accordi.
Contratti a Canone Concordato: chi può stipularli?
I contratti di locazione a canone concordato possono essere stipulati solo per immobili:
Destinati ad uso abitativo. Le disposizioni non si applicano ai contratti di locazione relativi agli immobili vincolati (ai sensi della Legge n. 1089/39), o inclusi nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9; Situati in un Comune Italiano.
Da queste caratteristiche, quindi, risultano esclusi gli immobili destinati ad uso commerciale, ma anche ad uso foresteria.
Ad oggi, quindi, è possibile siglare contratti a canone concordato in qualsiasi comune nel quale sia stato raggiunto un accordo territoriale, seguendo lo schema riportato nell’allegato A al decreto.
Modalità del Contratto di locazione a Canone Concordato
Per poter applicare correttamente un contratto di locazione concordato è necessario che ci sia una durata ben precisa.
A differenza dei cosiddetti contratti a canone libero, dalla durata di 4 anni più ulteriori 4 anni, i contratti a canone concordato hanno durata inferiore.
La durata più comune di questa tipologia di contratti è la seguente:
3 + 2 anni per le locazioni a lungo termine;
da 1 a 18 mesi per le locazioni transitorie;
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